Piano quadriennale 2023-2026: “Attuare cambiamento positivo”
Attua: da progetto a realtà
Attua: da progetto a realtà.
Attua si è presentata nel suo primo quadriennio di vita come una Fondazione innovativa, attenta all’azione concreta che restituisce interesse e passione alle persone, sottraendole al ruolo residuale di pubblico passivo. Attraverso la promozione del dialogo tra i differenti attori del progresso, Attua si sta affermando come un crocevia di idee, attività e risorse necessarie per dar forma compiuta a progetti utili alla collettività. Spirito collaborativo, condivisione di idee e convergenza di intenti rappresentano la premessa per agire concretamente e fare sistema.
La forza di Attua è risieduta, e si conferma, nell’essere riuscita ad affermarsi nonostante due fattori cruciali, soprattutto per un soggetto innovativo: il cambio di governance, appena un anno dopo la sua nascita, dovuto a intervenute esigenze di gestibilità della Fondazione, e la pandemia, che ha generato, per tutti nel mondo, una vera e propria paralisi di ogni attività economica e sociale e che ha messo seriamente a rischio la sussistenza di un progetto appena nato e bisognoso di molte risorse per crescere.
Nonostante ciò, Attua ha resistito e, anzi, ha utilizzato sapientemente le più limitanti ma molto efficaci nuove modalità di comunicazione e di incontro virtuali per intensificare la propria attività di ricerca di idee progettuali e di supporto a iniziative sociali, anche se tali modalità si sono rivelate altamente penalizzanti dal punto di vista della costruzione di nuove relazioni e contatti finalizzati all’allargamento della base sociale.
In linea con l’impianto strategico approvato nel precedente quadriennio, Attua ha definito il proprio profilo di Fondazione impegnata nel campo della sostenibilità così come tracciata dai 17 obiettivi dell’Agenda 2030, con un focus particolare nella ricerca e nell’affermazione di strumenti innovativi capaci di misurare il benessere delle persone e delle comunità, in tal modo arricchendo o modificando analisi quasi sempre attivate da meri parametri economici.
La nuova frontiera, e campo di azione cruciale in un’epoca in cui è necessaria la massima capitalizzazione delle risorse e la trasformazione dei processi che producono ben-essere o, addirittura, la creazione di attività che generano valore con zero consumo di risorse naturali, è la valutazione di impatto degli investimenti.
Non sono più sufficienti, anche se ancora necessari, la misurazione e il disvelamento dei fattori che spiegano la discrepanza tra crescita economica e progresso sociale. Si impone invece l’analisi di quanto e come un investimento generi sviluppo e ben-essere e, altresì, l’istituzione di meccanismi istituzionali che inducano i policy maker a orientare le proprie scelte in ragione di nuovi, oggettivi e più articolati parametri.
1. Il Contesto
I soggetti che vengono genericamente qualificati come Terzo Settore, nonché gli enti istituzionali e gli attori privati che operano con finalità di profitto economico, non mancano di segnalare la loro particolare attenzione verso gli obiettivi della sostenibilità così come indicati nell’Agenda 2030 dell’ONU.
È naturalmente una disposizione positiva che segnala non solo la centralità della ricerca e affermazione di modalità innovative e intelligenti di produzione e di un utilizzo delle risorse, ma anche la diffusa sensibilità verso nuovi bisogni che vanno ben oltre la sfera dell’economia.
Tuttavia, come spesso accade da lungo tempo in questo Paese, persistono due limiti che puntualmente funzionano da freno dell’evoluzione verso una più onsapevole e generale azione sostenibile. Il primo è la tendenza a fare da sé: ogni attore tende a concepire, in parte comprensibilmente, il proprio
impegno in campo sociale a partire dalla propria attività, misurando anno dopo anno se quanto fatto precedentemente soddisfa certi parametri, spesso soggettivi, e naturalmente presentando con orgoglio il proprio operato al più ampio spettro di interlocutori. Attivismo positivo che tuttavia perde di vista l’effetto
moltiplicatore che avrebbe un’azione coordinata tra vari soggetti che fossero, benché diversi, predisposti a mettere a fattor comune idee, proposte, competenze, risorse. In generale, ma in special modo nel campo degli obiettivi globali di sostenibilità, la cooperazione è un fattore di accelerazione del processo, mentre il soggettivismo, benchè offra sicuramente maggiore risalto al promotore, nasce e finisce dentro un ambito specifico di attività, ne risalta la qualità, ma difficilmente riesce a esprimere potenzialità presenti ma non ancora percepibili.
Il secondo limite è dato dalla misurazione oggettiva dell’impatto di quanto un attore investe nella sostenibilità. In genere, l’utilizzo delle risorse in ambito sociale è finalizzato a sé stesso, nel senso che o non vi è alcuna misurazione periodica del cambiamento attivato oppure tale misurazione è prodotta “in house”,
e cioè è creata ad arte per valutare quanta rilevanza un investimento può avere nell’attività specifica, o si potrebbe anche dire nell’immagine, dell’attore impegnato. In sostanza, ciò che manca è l’individuazione di strumenti “terzi” ritenuti validi per un’oggettiva misurazione delle azioni sostenibili e, conseguentemente, l’affidamento dei più vari soggetti a tali strumenti per una analisi esterna e condivisa delle risorse impegnate in campo sociale. Torna pertanto evidente il bisogno di reti o, meglio, della costruzione di una cultura alla cooperazione come strumento per accelerare il raggiungimento degli obbiettivi della sostenibilità e come elemento di maggiore e migliore valorizzazione del protagonismo individuale. Un compito complesso, soprattutto in un Paese animato dall’accentuata propensione a vedere e risolvere il tutto nella parte, ma ineluttabile, non fosse altro perché la dimensione globale di tutte le attività umane impone con sempre maggiore forza l’individuazione di coraggiosi e innovativi approcci, capaci di rompere meccanismi e prassi tanto consolidati quanto non più adeguati.
2. La dimensione locale
Se alle domande locali possono ormai corrispondere solo risposte globali, è tuttavia nei territori che viene sentito e si esprime in maniera più stringente il bisogno di soluzioni, proprio perché le persone affrontano quotidianamente nuove problematiche senza gli adeguati strumenti. Quindi si determina il paradosso per cui l’autorità locale, più vicina ai bisogni individuali di cui sente la pressione e vorrebbe farsi carico, può offrire solo risposte parziali e, perciò, insufficienti.
Una conseguenza di tale limite è la proliferazione di associazioni e organizzazioni che provano a dare un supporto parallelo all’azione dell’autorità pubblica, ma la diffusa percezione è che anche questo tipo di pregevoli attività non siano in grado di esprimere tutto il loro potenziale a causa della mancanza di coordinamento o quanto meno dell’incapacità di formulare una visione d’insieme e di operare con obiettivi comuni.
In questo spazio vuoto, che è tanto difficile da riempire quanto impellente, si sta inserendo Attua mediante un’attività che cerca di contemperare due esigenze collegate fra loro: far crescere fra tutti gli attori pubblici, privati, associativi la propensione a fare sistema, un approccio culturale e attivo che va ben oltre alla costruzione di occasioni di partecipazione che è stato uno degli elementi fondativi di Attua; in secondo luogo, costruire ponti non solo tra le domande ma anche le azioni che vengono espresse a livello locale e gli ambiti di decisione globale, o quanto meno sovra-territoriale, laddove risiedono tutti gli strumenti reali e potenziali, normativi e finanziari, per fornire le migliori e più efficaci risposte. La funzione di Attua si dispiega compiutamente e viene percepita nel costruire una modalità di partecipazione attiva delle persone e dei luoghi alle dinamiche globali, sviluppando consapevolezza e metodo nel progettare e attuare gli interventi di sviluppo a livello locale. Da una parte, quindi, occorre seguire, o meglio, continuare a promuovere le dinamiche positive di sviluppo dell’Europa che enfatizzano il ruolo delle città e dei territori sia nelle politiche di coesione che nell’utilizzo delle risorse a livello locale.
Dall’altra, è necessario valorizzare la qualità delle risorse umane e delle competenze in funzione della generazione di valore sociale e di cultura della sostenibilità, così da suscitare nelle persone l’interesse verso la partecipazione alle iniziative di trasformazione positiva e sviluppo delle comunità e anche accompagnarle nell’attuazione di progetti innovativi.
3. Gli strumenti
Attua può giocare un ruolo molto importante sia perché la sua finalità generale è quella di favorire la più ampia e attiva partecipazione dei singoli e della collettività alla formulazione e alla realizzazione di idee e progetti capaci di promuovere il benessere comune; sia perché nei suoi primi anni di vita, ha sperimentato l’ampiezza dello spazio d’azione proprio nel campo della costruzione di reti, mettendo in luce ed esaltando l’efficacia della condivisione degli obiettivi tra soggetti diversi. Rimangono naturalmente validi e attuali i principi che sovrintendono alla nascita di Attua e che ne ispirano l’azione:
1. le persone possono produrre cambiamento positivo;
2. i cambiamenti che partono dai gruppi sociali radicati sui territori hanno più probabilità di essere duraturi rispetto a quelli imposti dall’esterno;
3. le comunità e i gruppi sociali possono sviluppare le capacità per affrontare i propri problemi senza dover necessariamente delegare questo compito all’esterno ma interagendo virtuosamente con soggetti esterni;
4. se il problema da affrontare è complesso, è necessario l’intervento di più soggetti, attraverso una stretta integrazione delle competenze e degli interventi specialistici;
5. per affrontare alcuni problemi è importante attivare le risorse del territorio.
Nell’orizzonte delle politiche locali, nazionali e internazionali che mirano allo sviluppo sostenibile e al benessere sociale, economico e ambientale dei territori, Attua:
– assiste e supporta i propri soci, nonché cittadini, istituzioni locali, imprese, società non profit e cooperative sociali, nell’attuazione di progetti di sviluppo e di benessere economico-sociale e culturale delle comunità;
– promuove analisi, monitoraggi e valutazioni di politiche pubbliche – locali, nazionali e internazionali – sui territori;
– conduce studi e ricerche sui fenomeni socioeconomici emergenti;
– sostiene eventi e pubblicazioni sui temi di interesse, anche al fine di attivare reti di diffusione, condivisione e comparazione delle informazioni.Attua opera sulla base di piani quadriennali perseguendo i seguenti obiettivi:
– ascoltare le istanze dei territori e valorizzare la partecipazione attiva delle comunità;
– sostenere la relazione e l’integrazione di tutti i soggetti interessati a intervenire fattivamente per il benessere comune, in direzione di uno sviluppo della società più equo e sostenibile;
– diffondere azioni e pratiche di successo, volte all’affermazione di un nuovo paradigma di sviluppo sociale ed economico basato su una maggiore coesione sociale e un minor consumo di risorse;
– favorire l’incontro fra soggetti protagonisti di nuove pratiche innovative – opinion leader, studiosi e attori locali – per sostenere una più compiuta dimensione di cittadinanza europea;
– promuovere sperimentazioni, occasioni di confronto e di apprendimento, capaci di catturare l’interesse delle nuove generazioni;
– divulgare i risultati delle attività e dei progetti promossi e partecipare alla diffusione delle nuove tendenze di ricerca a livello internazionale;
– valorizzare la sistematizzazione e la diffusione di pratiche virtuose e di esperienze significative che favoriscano l’apprendimento collettivo;
– stabilire e consolidare rapporti con altre fondazioni, movimenti, enti e associazioni con finalità simili o complementari, anche in ambito culturale;
– partecipare – direttamente o per il tramite di soggetti a tale fine costituiti, o in partenariato – a iniziative con altri attori pubblici e/o privati.
4. Gli obiettivi
In continuità con gli obiettivi del primo quadriennio, Attua si posiziona nel panorama associativo come soggetto capace di pensare diversamente, di trovare le risposte ai problemi usando la marcia in più della collaborazione, dell’allargamento della conoscenza e della creatività.
Superata la fase dell’insediamento e della basilare promozione di sé, per Attua si apre la fase del consolidamento con l’ambizione di diventare punto di riferimento per, in generale, l’attivazione di meccanismi virtuosi di cooperazione tra soggetti diversi; più in particolare, per il supporto alla realizzazione
di progetti di sviluppo sostenibile che stimolino il protagonismo delle persone e dei territori.
In tale ottica, Attua intensificherà le iniziative di contatto e adesione a network nazionali e internazionali operanti in settori coerenti con le proprie aree di attività e continuerà a realizzare accordi per collaborazioni strategiche con stakeholder territoriali e/o nazionali e internazionali per la promozione e realizzazione di iniziative congiunte, con l’obiettivo strategico di diventare attore protagonista nel campo della ricerca, documentazione e divulgazione di proposte di policy europee, nazionali e regionali.
4.1 Obiettivo strategico
Se il primo quadriennio è stato caratterizzato dal posizionamento di Attua nell’ambito delle azioni per la sostenibilità, con particolare riferimento alla misurazione del progresso sociale in funzione degli obiettivi dell’Agenda 2030, nel nuovo quadriennio la sfida è per certi versi più complessa dal momento che riguarda le modalità con le quali le analisi di dati diventano concreti fattori di orientamento per il policy-making.
Si è detto che il contesto nel quale ci si trova ad operare è composto da molteplici attori – economici, sociali, istituzionali, no-profit-, che da tempo hanno riformulato o implementato la loro attività nell’ottica della sostenibilità e della coesione sociale, con strategie, programmi, strumenti diversi, in quanto formulati in funzione delle proprie finalità.
Questo ambiente, così affollato e diversificato, può e deve essere l’ambito ideale di lavoro di Attua perché è proprio dall’incontro di conoscenze ed esperienze diverse e dalla consapevolezza di tali diversità che possono nascere modelli originali d’intervento e nuove soluzioni. Attori con identità ben definite intraprendono percorsi affini o condivisi, ad esempio investendo in progetti comuni nei quali ciascuno scrive la pagina in cui esprime una specifica competenza, in tal modo elevando la qualità e l’innovazione della proposta.
Questo tipo di approccio, contraddistinto da un’ampia pluralità di attori con caratteristiche e competenze diverse che collaborano attraverso modalità di esecuzione spesso inedite, richiede che si concentri maggiormente la riflessione e l’azione sulla qualità e sull’impatto degli interventi di cooperazione. Di
qui, l’importanza della valutazione, al fine di disegnare e attuare modelli di intervento che valorizzino interessi e competenze diverse, rafforzino la trasparenza e l’accountability nei processi e integrino forme sistemiche di raccolta di evidenza empirica e sviluppo di conoscenza.
È una sfida enorme e avvincente, ma la strada non è in discesa a causa della sussistenza di due limiti concreti ed evidenti, di cui è necessario avere piena consapevolezza. Da una parte, la suddetta diversità nelle motivazioni e negli obiettivi alla base del coinvolgimento di questa pluralità di attori influenza le aspettative rispetto ai processi di misurazione e valutazione d’impatto, ponendo rilevanti difficoltà nel definire approcci condivisi e oggettivi alla misurazione del valore sociale ed economico.
Dall’altra, è nota l’attitudine che influenza l’adozione di pratiche di valutazione. Sotto il mito della “falsa precisione” si tende a disconoscere che qualsiasi processo di valutazione implica sempre un margine di approssimazione inevitabilmente condizionato da fattori soggettivi e contestuali e, di conseguenza, spesso si preferisce non approcciarsi alla valutazione per evitare così di tradire una verità ritenuta connaturata.
Queste due attitudini comportano la propensione al rigetto dello strumento di valutazione, compromettendo la qualità e la quantità delle informazioni che potrebbero facilitare una presa di decisioni maggiormente consapevole.
Percorso quindi complicato ma inevitabile in quanto tutti gli ambiti oggetto di devoluzione di risorse e, spesso, di coraggiose scelte di investimento richiedono l’abbandono di motivazioni ideologiche o di parte e impongono sempre più l’affidamento a valutazioni fondate su informazioni oggettive e condivise.
Dentro questo scenario, già attuale ma di dirompente necessità negli anni a venire, Attua può trovare ampi spazi per esprimere tutta la sua originalità e creatività.
4.2 Obiettivi operativi
Gli ambiti di attenzione per l’attività di Attua nel quadriennio sono sei:
– le politiche di coesione e sviluppo dell’Europa: individuazione di bandi e finanziamenti incentrati sul protagonismo delle regioni europee, con particolare focus sulle comunità locali; attività di divulgazione delle opportunità europee e sostegno alla progettazione da parte di attori istituzionali o associativi locali; costruzione di partnership con il coinvolgimento di competenze specialistiche a supporto delle iniziative da mettere in campo;
– disseminazione capillare dell’attività svolta sul Social Progress Index (SPI), con particolare riferimento al progetto Regional Social Progress Index (ReSPI) concluso su commissione della Presidenza del Consiglio dei Ministri; ricerca di potenziali stakeholder interessati alla sperimentazione dell’Indice sul territorio, a partire dal coinvolgimento attivo delle regioni italiane; sviluppo del Social Progress Network Italia (SPNI), un progetto di costruzione di un’ampia rete di soggetti, pubblici e privati, con l’obiettivo di estendere la sperimentazione di SPI nelle città italiane, a partire dalle realtà medie;
– ricerca e individuazione di soggetti privati, sull’esempio del progetto realizzato con Enel, interessati alla collaborazione con Attua in quanto soggetto portatore di modalità innovative nel campo della costruzione di partnership e collaborazioni sperimentali tra stakeholder con
profili anche molto diversi;
– estensione della conoscenza della propria attività presso il più ampio spettro di soggetti nazionali ed europei attraverso una strategia di comunicazione finalmente fondata sul racconto dell’attività svolta e sull’organizzazione di eventi dedicati alla disseminazione dei progetti realizzati, in via di realizzazione o in elaborazione;
– riattivazione di iniziative volte all’allargamento della base sociale, orientando il focus verso il coinvolgimento di soggetti, potenzialmente associabili, interessati a partnertship con Attua su specifici progetti o a figure professionali portatrici di relazioni e competenze innovative che trovino nei progetti della Fondazione occasione di partecipazione e di collaborazione;
– compatibilmente con l’evoluzione dell’attività, consolidamento e sviluppo dell’organizzazione interna per riuscire a far fronte nel modo più efficace possibile alla realizzazione di tutte le attività previste e alla crescita della Fondazione.