

Dieci anni per raggiungere i 17 obiettivi (SDGs) dell’Agenda 2030 dell’ONU non sono molti, se consideriamo che, oltre a essere traguardi ambiziosi, rappresentano anche un vero e proprio rovesciamento di analisi di ciò che siamo e di come ci vediamo in ogni angolo del globo.
Non era necessaria l’emergenza sanitaria causata dal Covid19, con le sue pesanti implicazioni economiche e sociali, per rendere evidente la fragilità umana e del pianeta, e portare in primo piano il radicale bisogno di cambiamento delle policy a tutti i livelli.
L’Agenda 2030 è quindi, ora più che mai, un appuntamento che non può essere mancato, ma quegli obiettivi sono credibili se gli strumenti messi in campo per raggiungerli lo sono altrettanto.
Il Social Progress Index (www.socialprogress.org) indica la strada giusta: si tratta di un set di indicatori che misurano il progresso sociale, a prescindere da quello che racconta il PIL, un indicatore nato quasi un secolo fa, la cui utilità era giustificata dal fatto che la semplice misurazione dell’avanzamento economico degli Stati bastava a spiegare il progresso sociale.
Attraverso la misurazione e l’elaborazione di molteplici elementi caratterizzanti la vita sociale delle comunità moderne, non più a livello macro ma scendendo nelle aree regionali e sub-regionali, l’SPI svela i reali bisogni dei territori e offre ai decisori politici analisi dettagliate e periodiche sulla base delle quali le risorse pubbliche possono essere più efficacemente indirizzate.
La forza del Social Progress Index risiede tutta nel dirci chiaramente come limitare, fino ad annullarlo, lo spreco delle risorse, ottenere il massimo e migliore impatto dagli investimenti, rendere credibile il raggiungimento dei 17 obiettivi dell’ONU.
Senza contare che viene offerto finalmente ai policy maker uno strumento concreto per riformare la loro funzione strategica e di governo.
Vanio Balzo, Presidente